Campanella e smartphone: dissonanze
Ricomincia la scuola, ecco una situazione che molti genitori conoscono bene: da una parte vietiamo ai figli l’uso eccessivo dello smartphone e dall’altra, il primo giorno di scuola, corriamo dietro alla prole con il telefono in mano, per immortalare ogni momento e condividerlo sui social. Questo comportamento può sembrare incoerente, ma in realtà riflette dinamiche psicologiche studiate molto prima dell’era digitale.
In psicologia, si parla di dissonanza cognitiva, un concetto elaborato già negli anni ’50: si verifica quando c'è una discrepanza tra ciò che pensiamo e ciò che facciamo. In questo caso, difendere l’importanza di limitare l’uso degli schermi, usando poi lo smartphone per condividere momenti significativi della vita dei nostri figli. È una piccola contraddizione che mostra come la tecnologia abbia un ruolo centrale non solo per i più giovani, ma anche (o soprattutto?) per gli adulti.
C'è poi un secondo fattore da considerare: il bisogno di riconoscimento sociale. Condividere una foto del proprio bambino il primo giorno di scuola è un modo per sentirsi parte di una comunità, per ricevere approvazione e partecipazione dagli altri. Non è una questione di vanità o ipocrisia, piuttosto una forma di coinvolgimento in una cultura digitale sempre più pervasiva.
Quindi, cosa possiamo imparare? Forse è utile riflettere sul nostro rapporto con la tecnologia e su come possiamo dare l’esempio ai nostri figli. Limitare l’uso dello smartphone ai giovanissimi è una scelta educativa importante, ma richiede coerenza. È possibile vivere momenti speciali senza doverli sempre condividere subito, ma godendoli appieno, per poi eventualmente raccontarli in un secondo momento; raccontare può essere molto più suggestivo, significativo e memorabile che documentare.
In questo modo, possiamo trasmettere ai nostri figli l’importanza di trovare un equilibrio nell’uso della tecnologia, valorizzando sia i momenti vissuti offline che quelli condivisi online.